Andrà in scena, sabato 29 luglio a Todi alle ore 21, preceduto da una degustazione di vini dalle 19.30, “Il profeta scorretto” di Giorgio Gaber, presso il giardino della società “Amici dell’orto”, in occasione del festival Liberare la bellezza. Lo spettacolo – scritto dall’attore e regista Riccardo Leonelli, con Emanuele Cordeschi, Lorenzo D’Amario (chitarra) ed Emanuele Grigioni (fisarmonica e ukulele), allestimento Leonardo Martellucci, audio e luci Marco Giamminonni – si presenta come un omaggio a Giorgio Gaber, in occasione dei vent’anni dalla sua morte. Saranno presenti sul palco due personaggi: Riccardo Leonelli che interpreterà Gaber stesso ed Emanuele Cordeschi, alter ego vivente del cantante.

Gaber, all’inizio incredulo della sua morte, inizierà a prendere coscienza della sua dipartita e rivolgerà domande al suo corrispondente che vive nel 2023. Lo spettacolo si basa su brani e monologhi del cantautore, alternati a dialoghi originali, che passano gradualmente dal comico al drammatico. Lo scopo de “Il profeta scorretto”, come ricorda Leonelli, è quello di celebrare l’eclettismo e il coraggio di un intellettuale italiano non abbastanza considerato.

Giorgio Gaber inizia la sua carriera realizzando i caroselli degli anni Sessanta in Rai, ma rimane deluso dall’aridità dei contenuti trasmessi dai programmi televisivi e decide di intraprendere la strada del teatro, o meglio “teatro-canzone”. Da questo momento inizierà la collaborazione con il pittore e autore Sandro Luporini, che lo spettacolo vuole ricordare alla pari di Gaber. Sia nei brani che nei testi teatrali di Luporini- Gaber è presente la critica sociale, tipica degli intellettuali di allora, accompagnata da una vivace ironia e divertimento. Si tratta di un pensatore visionario che con le sue teorie ha anticipato eventi poi accaduti, un profeta appunto. Ma è da considerare, contemporaneamente, scorretto: se Gaber infatti tornasse nel 2023, sarebbe in conflitto con l’ideologia del “politically correct”. La nostra epoca pretende una forte attenzione all’utilizzo del linguaggio, talvolta eccessiva, che non collima con le tematiche trattate nei testi di Gaber. Molti ironici attacchi del teatro-canzone, infatti, risulterebbero scomodi alle cosiddette “minoranze” che, in taluni casi, sono diventate intolleranti quanto e più di chi c’era prima. Gaber era portavoce di un modo di fare arte libero, senza vincoli politici e per questo motivo dovrebbe essere oggetto di studio nelle scuole, alla stregua di altri poeti contemporanei.