Ad Acquasparta il lavoro degli ambasciatori della pro-loco continua a dare i suoi frutti; il gruppo di volontari, che da molto tempo si occupa di valorizzare il patrimonio culturale di questo piccolo paese, procede ora con l’attivazione di nuove iniziative e continua a curare quelle già consolidate, come i tour per i vicoli del borgo. Sulla scia delle pubblicazioni precedenti, che potrete recuperare nei link sottostanti, ci trasferiamo ora nell’ Acquasparta del Rinascimento per scoprire uno dei moltissimi aneddoti che il borgo nasconde, quello di un amore finito in tragedia.

Per recuperare prima e seconda tappa:

Acquasparta, un viaggio tra storia e leggenda

Acquasparta tra “libri di pietra” e mappe celesti

Torniamo indietro fino all’anno 1499, quando un condottiero tuderte chiamato Altobello da Chiaravalle, avverso alla parte guelfa, prese con la forza il castello di Acquasparta, seminò il terrore tra gli abitanti e ne fece strage. Un episodio inerente a questo assedio sostiene che una donna alla quale era stato catturato il figlio, non potendosi permettere di pagare l’intera somma del riscatto richiesta da Altobello, consegnò metà del denaro ricevendo perciò indietro metà del cadavere del figlio. Gli atti crudeli del Chiaravalle continuarono per mesi fino all’arrivo degli eserciti di Lucrezia Borgia nell’agosto del 1500, che espugnarono il castello e segnarono la fine per Altobello e per i suoi sostenitori; il primo venne trucidato dalla folla mentre cercava di fuggire su un carro di fieno, dopo essere stato decapitato, la testa venne esposta su una picca e lasciata al pubblico ludibrio, il cuore, strappatogli via dal petto, sarebbe stato divorato da quella donna alla quale Altobello aveva inviato metà del corpo del figlio, ribattezzata per questo “la sparviera”. Se pur presentatoci come una figura violenta e crudele, la leggenda ci consegna anche l’immagine di un uomo innamorato: al momento del suo massacro Altobello infatti viveva una storia d’amore con una donna chiamata Madonna Aletta, la quale prima lo nascose in casa sua e poi, dopo il tragico tentativo di fuga, andò a piangere su ciò che restava del corpo dell’amato. Proprio in questa occasione la giovane avrebbe conversato un’ultima volta con il volto di lui, magicamente apparsole in una nube.

Con questa immagine dalle tinte boccaccesche si chiude il ciclo di interventi sugli aneddoti inerenti ai tour del progetto ambasciatori, e vi si aggiunge l’augurio che le iniziative future possano godere dello stesso successo avuto fino ad ora.

fonte immagine: https://www.facebook.com/acquaspartaproloco