Sono trascorsi pochi giorni dalla festa più romantica e sdolcinata dell’anno. San Valentino è passato e ha lasciato solo petali di rosa caduti qua e là da qualche bouquet, carte di cioccolatini comprati esclusivamente per i propri amanti e bigliettini d’amore non spediti per la troppa timidezza nei confronti della persona che ci piace. In occasione di questi festeggiamenti, tra cene a lume di candela e dolci passeggiate in città, mi è stato detto che l’amore non esiste…avete capito bene: quell’amore che genera le farfalle nello stomaco alle elementari e che è il sigillo di promesse eterne quando si diventa grandi in realtà non esiste. Accade che pensiamo di essere innamorati perché vogliamo esserlo, perché stimiamo una persona, perché magari ci attrae fisicamente o le vogliamo talmente tanto bene da scambiare affetto per amore; va a finire che crediamo in un sentimento che confondiamo per altro, perché vogliamo sentirci amati e vogliamo amare. 

Se davvero essere innamorati è solo un’illusione della nostra mente, tramontano parole di poeti, cantautori e registi che attraverso le rispettive arti hanno provato a comunicarlo. I Coldplay avrebbero annunciato da tempo il loro fallimento, la maggior parte delle commedie romantiche non avrebbe riscosso successo e poesie secolari non sarebbero state lette né dedicate a qualcuno che riteniamo importante.

Per un motivo o per un altro gestiamo male le relazioni, fino ad arrivare all’ennesimo litigio o incomprensione che ci fanno capire che la vita di coppia non fa per noi, che opprime la nostra vera essenza e che si sta meglio da soli. Sartre nella prima fase del suo pensiero filosofico affermava che “l’amore non può esistere all’interno di una coppia, perché uno dei due cercherebbe di imporre la propria personalità sull’altro e al tempo stesso l’altro vorrebbe fare ugualmente.. Si autodistruggerebbero a vicenda e si precluderebbero la possibilità di essere liberi.”

Ma come sarebbe il mondo privo di questa passione? Nonostante le nostre relazioni degenerino in circostanze poco piacevoli, peggiori della collisione di un meteorite contro la terra o l’annuncio della separazione di Albano e Romina, deve sopravvivere in noi un’attrazione che alimenta il nostro desiderio nei confronti di qualcun altro. Schopenhauer la considerava un mero strumento per sostenere lo sviluppo della specie, niente di più se non un’illusione che, pur di generare altri simili, ci fa credere che dietro l’atto di fare l’amore si nasconda una profonda passione e un sentimento per l’altro. Oggigiorno, infatti, dichiarazioni romantiche e gesti d’amore nei confronti dei propri innamorati dovrebbero rispondere al concreto scopo che la volontà schopenhaueriana mira a raggiungere per l’ampliamento del genere umano.

In conclusione, la sua tesi definitiva confermerebbe la teoria per cui essere innamorati è un ripiego della nostra mente e della società attuale per non far estinguere la specie umana e ingannarci nel renderci più felici. La realtà, quella cruda e vera, nega la possibilità di provare quel sentimento. Eppure, nonostante io non sia mai stata innamorata, non riesco a convincermi che tutte le energie che spendiamo in vista di un amore siano così fredde e che in realtà sia tutto un meccanismo per rendere più dolce la nostra esistenza. Poche sono le testimonianze che accreditano il mio pensiero, ma mi basta portare alla memoria gli sguardi che si scambiavano i miei nonni dopo le peggiori litigate, le parole che lei spende su di lui e sui momenti di gioventù che hanno condiviso insieme. È sufficiente percepire i mutamenti del corpo quando incontriamo l’oggetto del nostro desiderio e contemporaneamente come si riduce la nostra anima quando soffriamo per questo. Rinuncio a smentire questi sintomi e ad affermare che l’amore non esiste. Al contrario di tutto ciò sopra espresso, non c’è niente di più autentico del pensiero filosofico di Platone riguardo l’eros: l’amore è un mezzo che risveglia la nostra anima e le permette di ritornare al mondo delle idee destando tutta la conoscenza che abbiamo a disposizione. In sintesi, preferisco confidare nell’esistenza dell’amore, e non come semplice impulso riproduttivo. Credo che sia in grado di rendermi migliore e farmi scoprire tutto ciò che non so; d’altronde Eros, nella mitologia greca, non era altro che era figlio di Poros, espediente, e Penia, povertà, a rappresentare l’unico modo per saziare le mancanze della nostra anima e farci sentire veramente completi. Dunque non è vero che l’amore è solo apparente, vive dovunque andiamo e in ogni istante e soprattutto all’interno di noi.