Al giorno d’oggi è cosa tipica -da parte dei docenti scolastici- etichettare ogni comportamento sbagliato (che ovviamente non va giustificato) come atto di bullismo, e il fautore come bullo. Però, dietro a questa rigorosità da parte degli insegnanti nel voler usare la parola “bullo”, si cela spesso un fondo di vigliaccheria: mentre un bambino o un ragazzo che sbaglia a comportarsi con un altro studente andrebbe rimproverato con il fine di creare una propria morale civica, che serva a far comprendere al ragazzo il proprio errore onde evitare che lo ripeta, i professori ed i maestri infieriscono sul giovane, che pur essendo in errore non coglie il messaggio educativa, anzi lo inizia a disprezzare con più forza. Queste situazioni, presenti sia in maniera diretta (cioè urlando in classe, dando oltretutto segno di inciviltà soprattutto nel caso di studenti adolescenti) che indiretta ( rivolgendosi a colui che sbaglia con atteggiamenti moralmente inaccettabili, e dunque dando cattivi esempi alla classe), creano per il ragazzo una sorta di bolla di isolamento da parte degli altri studenti, che lo ripudieranno in quanto gli verrà posta di fronte gli occhi solo la colpa, senza fargli intravedere la capacità di perdonare colui che sbaglia e permettergli di iniziare un nuovo modo di relazionarsi, privo di arroganza e sopraffazzione nei confronti degli altri. L’isolamento del soggetto colpevole amplificherà le sue problematiche del singolo o ne creerà laddove non vi sono. Insomma, l’ennesima sconfitta per una scuola che ha come principale obiettivo quello di far uscire dalle sue classi innanzitutto persone che abbiano dei valori.

Determinati atteggiamenti coincidono perfettamente con la definizione di bullismo: alcuni finiscono spesso per agire con modi di sopraffazione nei confronti di un qualsiasi studente, che in ogni caso è gerarchicamente inferiore e quindi più debole. Ma attenzione, se nella gerarchia scolastica una persona può essere inferiore o superiore, a livello civile ogni persona è sullo stesso piano e gode della stessa dignità, dettaglio non compreso da alcuni pedagoghi che frequentemente connettono l’andamento dello studente nella materia che insegnano alla persona (intesa come unità pensante), prendendosi dunque il diritto di ledere pubblicamente la morale e i principi dello studente. Perchè un bambino che ruba la penna ad un suo compagno è un bullo ma una persona così no? E’ doveroso dire che lo studente deve avere nei confronti dell’insegnante un comportamento rispettoso per ciò che è, ma lo stesso studente deve pretendere anche che rispetto gli venga dato.