In nome delle emissioni di anidride carbonica, del riscaldamento globale, del buco dell’ozono. Nella difesa degli orsi polari, dello scioglimento dei ghiacciai, delle bombe d’acqua. In virtù degli avvenimenti climatici che per senso del dovere civico vengono scanditi a suon di stati di emergenza, allarmiamo qualunque siano le popolazioni globali in virtù della transizione ecologica. Amen. Ok. Come incipit può bastare. Non vorrei fare la fine dei fratelli Tate, che dopo aver litigato con Greta Thunberg su Twitter, si sono ritrovati dietro alle sbarre di un penitenziario rumeno, anche se, il karma, ha lavorato affinché Greta stessa fosse arrestata in Germania, ma il succo del discorso non è questo. Il discorso volge al nazi-ecologismo. La macchina utopico-burocratica che lentamente, sta consegnando il Paese e il continente europeo a Cina e Stati Uniti d’America. Se da un lato mi sono sempre dichiarato a favore di politiche ambientali atte al rispetto del territorio e della convivenza civile uomo-natura, non posso tollerare politiche scellerate di carattere meramente utopistico e filosofico, che porteranno milioni di persone ad un nuovo medioevo. Una decisione su tutte, il bando sullo stop alle vendite delle automobili con motore a combustione termica entro il 2035. In pratica l’Unione Europea, ha appena regalato miliardi di fatturato a Cina, Russia ed Usa, maggiori detentori di terre rare, produttori di batterie ed elettrodomestici con le ruote definitive automobili. Elettrodomestici che godono di un LCA sostenibile solo nella testa propagandistica eco-chic che tanto piace a chi vorrebbe imporre al popolo, mezzi il cui costo si avvicina (e alle volte supera) quello di un appartamento, e che andranno a fare il pieno di energia alle colonnine di ricarica, la cui elettricità verrà prodotta a livello globale al 70% da centrali a carbone. Signori, se in un articolo precedente dichiaravo che ad oggi stiamo vivendo “Il trionfo dell’idiocrazia”, è chiaro che le mie visioni cinico-pessimistiche, in realtà, erano piuttosto rosee. Ma se lo scrive Jacopo Andrea Fagioli, questo articolo, lascia il tempo che trova. Invece voglio riportare un’intervista rilasciata alla Rai, precisamente al TG1, da una di quelle figure che possiamo reputare non un europeista qualunque, ma l’essenza dell’Europa stessa, uno dei maggiori promotori del protocollo di Kyoto e dell’omologazione totale all’Euro, ovvero, Romano Prodi.
«Sono preoccupato perché con un termine così drastico e così vicino, si rende difficile o quasi impossibile lo studio e l’evoluzione delle altre tecnologie che bisogna usare». Poi svela l’inganno anche per i più dormienti: «Le automobili in Europa contribuiscono solo per l’1% dell’inquinamento mondiale»
E queste analisi sono ribadite da anni dalle riviste automobilistiche specializzate, sia nostrane che estere. Prodi dice che ci sono altre tecnologie sul piatto che “bisogna usare”, inoltre fa capire chiaramente che le auto non sono un problema reale e che da sola l’EU, non può comunque raggiungere nessun obiettivo “Green”. Nell’intervista parla poi di un grande regalo che andremo a fare a Cina e Stati Uniti d’America: la prima dispone della stragrande maggioranza di risorse rare e manodopera a basso costo per produrre mezzi di trasporto, la seconda, non ha manodopera a basso costo (in realtà con la delocalizzazione produttiva non è vero) ma dispone del resto di terre rare atte alla produzione di batterie. Il riferimento ai BRICS poi, è puramente casuale. Ora, se anche un personaggio come R.P., prende una posizione critica, netta e decisa rispetto alle decisioni scellerate di alcuni burocrati continentali, abituati a prendere il taxi o un NCC per andare al palazzo di vetro e all’uscita, mangiare caviale, sorseggiando champagne… un minimo accenno di senso critico, possiamo svilupparlo oppure no? Sono le stesse menti geniali che volevano bandire il riciclaggio in nome del riutilizzo. Certo! Li vedo bene gli imballaggi industriali ad essere riutilizzati all’infinito! Così come vedo bene le confezioni della ricotta, risciacquate e ripulite migliaia di volte, trasportate dalle case al supermercato per essere riempite nuovamente: se poi si rompono facciamo come Frank Gramuglia: “cosa me ne frega della tua scatola rotta, sono fatti tuoi”. Ma non possiamo fermarci qui. Vogliamo parlare dell’etichetta da affiggere al vino “nuoce gravemente alla salute” come se fosse un pacchetto di sigarette? O ancora, non vi meritate gli spaghetti! Da oggi, farina di grilli, cavallette, scorpioni e ragni, il che ricorda molto il film Snowpiercer, dove i poveri, relegati alle ultime carrozze del treno, venivano nutriti a barrette di scarafaggi. Concludo con: c’è ancora una parvenza di normalità in questo mondo, o la normalità è divenuta cosa rara? Possibile che siamo arrivati al punto da non distinguere un conflitto di interessi da una cosa realmente utile? In fin dei conti viviamo nel Paese del superbonus 110%, che ha portato i mercati edili allo sfacelo, i costi dei materiali triplicati, così come i costi della manodopera, con il risultato che senza bonus, nessuno può permettersi più di fare nulla, perché fra poco, senza bonus, non ci si potrà permettere l’acquisto di una scatola di chiodi! Ma in fin dei conti, a voi basta seguire l’esito della storia d’amore tra Fedez e Chiara Ferragni. Cosa importa se rateizzate le bollette dell’acqua, del gas e della luce… o se andrete a lavorare (se avrete ancora un lavoro) a piedi? In fin dei conti, come scriveva Jacques Deval, “per ben governare, vale di più un ricco votato dai poveri, che un povero votato dai ricchi”. Così fu scritto da Jacopo Andrea Fagioli.