(AVInews) – Perugia, 12 ott. – “Sono residente nel quartiere di Fontivegge da oltre venti anni, donna sola con un figlio, e perciò conosco molto bene la situazione presente nella zona. Un’area di fatto abbandonata dalle istituzioni troppo a lungo, che ha lasciato i cittadini da soli contro la malavita e la tracotanza di spacciatori e delinquenti. Io stessa sono stata vittima di una violenta molestia tanto da essere paragonata dallo Stato a violenza sessuale. E vi assicuro, dopo un’aggressione la vita per una donna cambia”. Esordisce così Emanuela Mori, capogruppo di Italia Viva in Consiglio comunale a Perugia, nella lettera che la stessa consigliera ha scritto e inviato all’amministrazione comunale. “Ricordo quando i colleghi della Lega – prosegue Mori – proposero la presenza di esercito e camionette. Il governo Renzi stanziò nel 2016 ben 16 milioni di euro per la sicurezza e il rilancio di Fontivegge, ai quali se ne aggiunsero altrettanti dalla Regione Umbria per la riqualificazione delle periferie. Purtroppo mi duole riconoscere che a distanza di alcuni anni poco sia cambiato. Riconosco sicuramente un’attenzione maggiore rispetto al passato, ma gli investimenti fatti non sono serviti, con problemi annosi che si sono incancreniti: una pazzesca svalutazione degli immobili, degrado, microcriminalità e la chiusura di molte attività commerciali. È inutile rifare la piazza Vittorio Veneto di fronte alla stazione, con una fontana con giochi di luce e colori come a Versailles, se poi a fianco di essa c’è la malavita che agisce indisturbata. Evidentemente i denari spesi per il piano periferie per la loro riqualificazione non sono stati sufficienti. Oppure, più probabilmente, i 32 milioni di euro per Fontivegge non sono stati investiti nel modo giusto”. “Oggi – scrive ancora la consigliera Mori – chi vive o lavora a Fontivegge ha paura di fronte ai continui episodi di criminalità e degrado, e i residenti sono costretti a pagare di tasca propria il servizio di vigilanza privata. Ben vengano quindi gli accordi con la Prefettura, a patto però che non si limitino alla firma del protocollo e alla foto di rito. C’è bisogno di intervenire. Il corpo di polizia municipale ora è stato rinforzato. Usiamolo allora per il controllo sul territorio, trasformiamolo in polizia di prossimità, con accertamenti sulle strade, davanti alle scuole, facendo verifiche incrociate con gli amministratori di condominio per esaminare gli affitti. Cerchiamo di creare delle sinergie operative tra istituzioni, forze dell’ordine e cittadini che denuncino situazioni di spaccio e abusi di ogni genere”. “Quindi – conclude Mori – impieghiamo il contingente militare ‘Strade sicure’? Perché no, se ciò può servire come ulteriore deterrente contro la delinquenza, una forza pubblica che non sia solo in grado di contrastare la criminalità, ma che, a fianco delle forze dell’ordine, rappresenti una rassicurazione per i cittadini. Ciò che è importante e auspicabile è infatti poterci riappropriare al più presto della nostra meravigliosa città”.