Perugia, città amata dagli Umbri per il suo celebre cioccolato, nasconde leggende e miti di cui forse molti non sono a conoscenza.
I lati più nascosti del capoluogo umbro vengono celati agli occhi dei visitatori e dei perugini stessi, richiamandosi ai miti epici, alla simbologia medievale e alla superstizione religiosa.
Ecco alcuni dei racconti più segreti riguardanti la storia di Perugia:

IL CONTO DI CORCIANO E DI PERUGIA
Questa leggenda cavalleresca si intreccia con la storia della fondazione della città ed è riportata nel poema latino Eulistea (1293), scritto da Bonifacio da Verona per incarico del Comune perugino.
Si racconta di Ulisse che, dopo la distruzione di Troia, arrivò in Italia con un gruppo di amici e, risalito il Tevere, si fermò presso il Colle Landone dove fondò Perugia. Un nobile troiano che faceva parte del gruppo, Coragino, fondò Corciano, a poca distanza, perché in lite con Ulisse.
Tempo dopo, Candida, figlia di Coragino, sposò il figlio del Conte del Lago, Novizio: dall’unione nacque Cornaletto, giovane signore di Corciano.
Cornaletto aveva sogni di gloria, voleva diventare cavaliere, quindi sfidò il paladino Orlando che accettò il duello solo alla condizione che, se avesse vinto, Cornaletto si sarebbe convertito al cristianesimo con il battesimo.
Orlando vinse e battezzò Cornaletto nominandolo cavaliere come premio per il suo coraggio: da questo evento, secondo il Conto, ebbe inizio la storia religiosa e civile di Corciano.

L’OCCHIOLINO DI SAN COSTANZO
La tradizione vuole che in occasione della festa del Patrono di Perugia, San Costanzo, celebrata il 29 gennaio, le ragazze nubili debbano recarsi nella chiesa dedicata al Santo per conoscere il proprio futuro amoroso. In particolare se San Costanzo fa l’occhiolino alla ragazza vuol dire che questa si sposerà entro l’anno, altrimenti il fidanzato dovrà consolarla regalandole il famoso torcolo. A quanto pare sono i giochi di luce che colpiscono l’immagine del Patrono a far sembrare che questo strizzi l’occhio.

IL GRIFO DI NARNI E DI PERUGIA
Non è un caso se sia la città di Perugia che la città di Narni hanno come stemma il grifo, creatura mitologica con il corpo di leone e la testa d’aquila. Si racconta infatti che, in epoca medievale, un grifo si aggirasse nelle campagne tra i due centri cittadini, tormentando gli abitanti del territorio in particolare a causa delle tremende razzie nei confronti degli animali che i contadini erano soliti allevare. Perugini e narnesi decisero quindi di mettere da parte la loro storica rivalità e di unire le forze per eliminare la bestia. L’impresa fu ardua, ma alla fine catturarono il grifo e ognuna delle due città ne ebbe una parte come trofeo: Perugia prese la pelle e per questo il suo stemma è il Grifo bianco, Narni prese il corpo scuoiato e per questo il suo stemma è il Grifo rosso.

LA FONTANA MINORE
Perugia ha tra i suoi simboli più conosciuti la Fontana Maggiore, ma questo monumento non è l’unico nel suo genere ad aver interessato il centro del capoluogo umbro. Si ricordi che le fontane avevano un peso rilevante in una città che viveva di commercio e che aveva le acque lontane. A fargli in qualche modo da contraltare, anche se i veri motivi della sua costruzione non sono chiari, tra il 1277 e il 1281 si eresse anche la Fontana Minore o degli Assetati o Fontana del Grifo e del Leone (ovvero le due famose statue bronzee, collocate oggi nell’atrio di Palazzo dei Priori, realizzate da Arnolfo di Cambio per questa fontana, di cui fu autore). Si trovava in via Mazzini e, forse a causa di difetti nel funzionamento, venne smontata già nel 1308. La Galleria Nazionale dell’Umbria conserva altre sue componenti: le statue di marmo dell’Assetata in ginocchio, dell’Assetata con la brocca, del Malato alla fonte, dello Scriba con libro e dello Scriba acefalo.

BIANCA D’ANGELO