Ebbene sì. In Italia si sta creando una nuova forma di ceto sociale. Un ceto silente, accondiscendente. Un ceto fatto da persone normali, che magari una volta avevano sogni, pensieri, idee, ma che ad oggi, si limitano a vivere la giornata sperando che la successiva arrivi il prima possibile. Un gruppo, sempre più crescente, di poveri disgraziati che nei casi peggiori devono decidere se fare benzina o limitare la spesa al supermercato. Alla fine prevale la benzina, perché altrimenti, se la Caritas è lontana, non ci arrivi a piedi, soprattutto in inverno. È anche vero che queste persone si sono abituate ad avere il freddo invernale nelle proprie case, non perché credono che Putin sia cattivo, ma perché il vero terrorista è il gestore dell’energia, che puntualmente, ogni maledetto bimestre, chiede il pagamento delle bollette. E allora, ci si arrangia come si può: si indossano due paia di calzini, una felpa sopra al maglione, un giro di coperta anche mentre si è seduti sul divano, et voilà! il gioco è fatto. Poi arriva il caldo dell’estate, quello che ti logora, quello che la notte non ti fa dormire e che ti imporrà di lavare le lenzuola sature di sudore, e, quello che il giorno non ti fa respirare, ma non hai il condizionatore e in molti casi, neanche il ventilatore. Un ceto a cui, secondo le ultime statistiche, appartengono circa 5,6 milioni di italiani. (Rapporto Censis 2022, fonte: Sky TG24). Doveroso citare le fonti ufficiali, sapete, negli ultimi due anni chi non lo faceva, era additato come un Homo Erectus, non vorrei tossire un errore così grossolano. Ma il punto è che, a questo punto, dovreste aver capito a quale ceto mi riferisco. E voi direte: “certo, sono i poveri!” E invece no! Sbagliato! Non mi riferisco ai poveri, ma ai “poveri ricchi”. Esattamente. Perché ultimamente, e per ultimamente intendo dire gli ultimi dieci_quindici anni, le cose non sono mai funzionate così bene da andare al contrario. Siamo addirittura riusciti a fare scioperare i benzinai per il costo del gasolio! Si, esatto! Proprio loro, i benzinai! In un Paese normale sarebbero scese le persone in piazza, ma si sa, questo è il Paese delle Meraviglie e tante piccole Alice inseguono il Cappellaio Matto, indi per cui, per il rincaro di gas e luce, attendo una barricata da parte di Eni ed Edison, e per il rincaro alimentari, una protesta fini all’ultimo respiro da parte di Coop e Conad. Ma lo avete capito cosa stiamo affrontando? O meglio, subendo! E non a caso ho iniziato provocatoriamente questo articolo rifacendomi a questa classe in difficoltà, perché oramai mi chiedo dov’è quella gente che tutti i giorni non ce la fa più, che tira a campare, che non sa più cosa sia la dignità, che i centri sociali sono diventati i migliori amici e che i propri figli chiedono in continuazione “perché non possiamo?”. A questo punto stanno tutti bene, hanno tutti il necessario per andare avanti e nessuno di loro necessita di aiuto, perché nel 1789, in un altro Paese, cinque milioni e seicentomila persone non avrebbero aspettato il fine settimana per guardare la partita. Questo nuovo ceto, del quale tutti abbiamo bisogno, ha creduto alla più grande delle menzogne: vi hanno fatto credere che per voi non c’è speranza, vi hanno fatto credere che non avete studiato abbastanza, che siete ignoranti, inutili, e che non serve che andiate a lavorare, perché fra un bonus e un altro un modo per farvi strisciare per terra lo trovano. Vi hanno fatto credere che la vostra situazione sia irreversibile, che dalla vostra posizione non si possano cambiare le cose, e che dovete chinare il capo e abbassare la voce. Ma non è così. Perché siete proprio voi, che storicamente, avete contribuito al cambiamento, con la voglia di riscatto, la capacità di arrangiarsi per raggiungere un obiettivo, di diffondere la voce dell’ingiustizia affinché nel mondo si potessero creare le condizioni di uguaglianza, e nelle situazioni irreparabili, di insorgere! Siete voi, il ceto del quale ogni nazione ha bisogno. Perché quando le cose vanno male, non potete pretendere che in piazza ci scenda il notaio con il suo vestito gessato e le scarpe su fabbricazione limitata. Ma siete voi, che stimolando l’amore patriottico, potete portare ANCHE quel notaio, nella stessa piazza, a combattere le vostre battaglie, affinché una condizione di dignità sia garantita a TUTTI, indistintamente dalla classe sociale di appartenenza. Ma voi state scegliendo di appartenere ad un ceto tutto nuovo, mai visto prima, un ceto che il 1789 non lo ricorda nemmeno nei cartoni di Lady Oscar, e la cosa peggiore, è che la vostra resa, trascinerà sempre più gente nella vostra famiglia. Ovviamente questo non è un inno all’anarchia o alla rivoluzione. È uno sprono per dire a quelle persone che in questo momento, non hanno la fortuna di avere la vita che meritano, “non siete sole”. E abbiamo bisogno di voi, attivamente, come le braccia che vogano con furore sulle pagaie di una nave da guerra, come il martello che scandisce l’operato delle grandi opere, come il sudore colante dalla fronte di chi semina la terra, come i calli invecchiati di chi tiene una penna in mano per far si che l’inchiostro, dia vita a delle storie memorabili. Abbiamo bisogno di voi. Ora. Così fu scritto da Jacopo Andrea Fagioli.