Sono le sette del mattino, suona la sveglia. Dicono che suoni e profumi vengano associati dal nostro cervello a ricordi, cose, persone o gesti. Il suono della sveglia può essere tranquillamente associato a tutto ciò che non è cosa gradita. Ha suonato pure ieri, e l’altro ieri, l’atro ieri ancora, ancora e ancora, da trenta anni: continuerà a farlo per quasi altri trenta. La scuola è il primo dogma di indottrinamento all’accettazione di una vita apparente. Routine. Ti alzi, fai colazione, ascolti la lezione scandita a turni di fabbrica. La campanella. Hanno persino messo la campanella, come nelle migliori rivoluzioni industriali. Esci da scuola e ti ritrovi a fare i compiti. Passano così dalle otto alle dieci ore. Una l’hai utilizzata per pranzare, un’altra la utilizzerai per cenare, e se vorrai stare in forma il giorno dopo, altre otto, le getterai dormendo. Per te stesso ci sono al massimo due o tre ore al giorno, dove vorresti provare a capire chi sei, a coltivare i tuoi hobby, dare sfogo alle tue passioni, conoscere nuova gente, praticare uno sport… vivere! E se vuoi più tempo, basta non fare i compiti. Io non li ho mai fatti, consapevole che da lì a breve sarei diventato una schiavo. Driiin! Driiin! Torniamo al punto di partenza, alla prima riga di questo articolo. Sono le sette del mattino, suona la sveglia. Dicono che suoni e profumi vengano associati dal nostro cervello a ricordi, cose, persone o gesti. Il suono della sveglia può essere tranquillamente associato a tutto ciò che non è cosa gradita. Ha suonato pure ieri, e l’altro ieri, l’atro ieri ancora, ancora e ancora, da trenta anni: continuerà a farlo per quasi altri trenta. Tredici anni li hai passati a scuola. Altri diciassette a lavoro. E dovrai continuare a farlo. Fai una colazione rapida, ti sciacqui il viso, ti chiedi perché sei ancora vivo, prendi le chiavi della macchina per andare a lavoro, odi tutti quelli che passano, svolgi il tuo compito ripetitivo. Attendi la pausa caffè, poi la pausa pranzo, hai iniziato a fumare solamente per fare più pause, e infine la giornata è finita. È ora di cena, fuori è buio. Finito di cenare hai due possibilità: o uscire di casa per vivere le due ore che ancora hai a disposizione, e magari fare tardi, sacrificando il sonno che ti è indispensabile per stare dignitosamente sveglio il giorno dopo, o decidi di coricarti a letto, consapevole del fatto che anche oggi hai gettato il tuo tempo, non vivendo, realizzando il sogno di un’altra persona, che in sette casi su dieci ti pagherà 1.200 stupidissimi euro. E quella persona si sentirà anche un grande imprenditore perché ti paga l’elemosina puntualmente. I suoi dipendenti vivono a quarant’anni con mamma e papà, guidano una macchina di merda e hanno sul conto corrente seimila euro, ma lui, si vanta di essere un imprenditore quando invece, è un creatore di povertà! Ma non aprirò un dibattito sugli stipendi da est Europa italiani. Non posso scrivere quattro pagine dove bastono tutti e tutto irrimediabilmente, o almeno, non lo farò oggi per mancanza di voglia, ma prossimamente, una bella analisi sulla totale incapacità manageriale di taluni è d’obbligo. Stavamo parlando di quella sveglia, e di te, che arrivato a questo punto, se non avrai contratto qualche malattia, tumori, avuto incidenti o infarti, sarai prossimo alla pensione. Quando il tuo fisico sarà così stanco che non potrai più andare in palestra o a fare sport. Quando non te ne farai più niente di un auto sportiva, e che al posto del custume da mare sei in fila al supermercato, ad acquistare i pannoloni. Quando la tua vista sarà offuscata. Quando ti servirà qualcuno per fare le cose quotidiane perché autonomamente non ce la fai più. Aaaah, che goduria la pensione! E la cosa bella, è che oltre ad averti abbandonato il corpo, creperai prima di riavere indietro tutti i contributi versati allo Stato in una vita passata da schiavo, intrisa di menzogne e disservizi. Soldi che resteranno li. Ma tu, come quasi tutti, ti sei impegnato a non vivere, e la società è fiera di te. Otto ore le dormi, dieci le lavori, due le mangi, una la passi in auto (se non vivi a Roma e devi affrontare il GRA). Hai tre ore al giorno per vivere, oltre al fine settimana. Ah già, se sei veramente sfigato, lavori pure nel weekend con dei turni di riposo da raccoglitore di cotone nei campi. Poi ti chiedevi al cinema: ma sono mille persone in un campo e solo una ha il fucile, perché non si ribellano? Siete milioni di poveri a lavorare sette giorni su sette nei negozi con un solo direttore di filiale, senza fucile, perché non vi ribellate? Driiin, driiin! Sta suonando la mia sveglia. Devo alzarmi. È venuto il mio turno. Devo scontare ancora ventiquattro anni di prigione. Prossimamente vi narrerò di quanto sia drammatico mettere al mondo un creatura, in una non realtà come quella che abbiamo creato, dove i nonni fanno da genitori, e dove i genitori, sono degli estranei che preparano la cena e intonano la ninna nanna. Driiin! SVEGLIA!
Così fu scritto da Jacopo Andrea Fagioli.